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martedì 30 agosto 2011

1054: IL GRANDE SCISMA

Il Grande Scisma, comunemente definito dai libri di storia come Scisma d'Oriente (anche se gli orientali preferiscono il termine "scisma dei latini"), fu l'evento che, rompendo l'unità cattolica (cioè "universale") fino ad allora patrimonio comune dei cristiani d'Occidente e d'Oriente, divise la Cristianità Calcedoniana fra la Chiesa Cattolica propriamente detta (in seguito definita anche "Romana"), fedele al primato del Vescovo di Roma (in quanto considerato successore dell'Apostolo Pietro), e la Chiesa Ortodossa orientale. Sebbene normalmente si indichi il 1054 come anno dello scisma, ossia quando il Papa Leone IX, attraverso i suoi legati, lanciò la scomunica al patriarca Michele I Cerulario e quest'ultimo, a sua volta, rispose con un proprio anatema, lo Scisma fu effettivamente il risultato di un lungo periodo di progressivo distanziamento fra le due Chiese. Le dispute alla base dello scisma erano sostanzialmente due.
La prima riguardava l'autorità papale: il Papa (ossia il Vescovo di Roma), ritenendosi investito del primato petrino su tutta la Chiesa per mandato di Cristo, reclamava la propria autorità sui quattro patriarcati orientali (Costantinopoli, Alessandria, Antiochia e Gerusalemme, che, con Roma, formavano la cosiddetta pentarchia), disposti a concedere al patriarca di Roma un primato solo onorario e a lasciare che la sua autorità effettiva si estendesse solo sui cristiani d'Occidente. L'altra disputa, di ambito trinitario e apparentemente meno "politica" concerneva l'inserimento del filioque nel Credo Niceno. Esistevano inoltre altre cause, meno significative, fra le quali variazioni di alcuni riti liturgici, e rivendicazioni conflittuali di giurisdizione.

La Chiesa si divise lungo linee dottrinali, teologiche, linguistiche, politiche e geografiche, e la frattura fondamentale non si è più rinsaldata. Si ebbero, in effetti, due formali riunioni, nel 1274 (nel Secondo Concilio di Lione) e nel 1439 (nel Concilio di Basilea), ma in entrambi i casi le riconciliazioni con Roma furono poi disconosciute dalle Chiese orientali, in quanto i capi spirituali che vi presero parte, nel consentire queste cosiddette "unioni", avrebbero oltrepassato la propria autorità. Gli ulteriori tentativi di riconciliare con Roma le chiese d'oriente fallirono, tuttavia molte comunità ecclesiastiche inizialmente Ortodosse cambiarono giurisdizione, e, tornando a riconoscere il primato del Vescovo di Roma, sono ora dette Chiese cattoliche di rito orientale, ovvero Uniati (cioè in unione con Roma). Seppure la maggioranza delle fonti pongano come anno decisivo il 1054 con le scomuniche reciproche di Leone IX e di Cerulario, altri fanno risalire lo Scisma ad anni (ed eventi) diversi:
1) il 1204, anno del sacco di Costantinopoli per opera dei Crociati.
2) il 1472, anno in cui la Chiesa d'Oriente rifiutò il Concilio di Firenze in occasione del Sinodo indetto da Dionisio I di Costantinopoli.
Il dato di fatto è che tuttora la Chiesa orientale rimane separata da quella occidentale, anche se continua a definirsi una, santa, cattolica ed apostolica (in ossequio al Credo Niceno-Costantinopolitano), dando a intendere che, con lo Scisma, è l'altra parte ad aver lasciato la chiesa d'origine: gli Ortodossi, infatti, preferiscono definire opera del Latini quello che è generalmente conosciuto come Grande Scisma d'Oriente. 
Fin dall'inizio, la Chiesa riconosceva la posizione principale di tre vescovi, conosciuti come patriarchi: il vescovo di Roma, il vescovo di Alessandria ed il vescovo di Antiochia; ad essi si aggiunsero il vescovo di Costantinopoli ed il vescovo di Gerusalemme. Con il Concilio di Calcedonia, del 451, si dovranno dunque contare cinque patriarcati. I patriarchi avevano autorità e precedenza sugli altri vescovi della Chiesa. Fra di essi, il vescovo di Roma (il Papa) deteneva uno status più elevato, non tanto in virtù della sua posizione come legittimo successore di san Pietro (non accettata dagli altri patriarchi), ma perché la sede papale aveva una particolare importanza che consisteva nel fatto che Roma era capitale dell'Impero romano. Anche dopo che Costantino il Grande spostò la capitale a Costantinopoli nel 330, il Papa mantenne la sua posizione di primus inter pares (primo fra pari), sebbene questa non fosse accompagnata da alcuna facoltà di veto né da altri poteri monarchici sugli altri patriarchi. La disunione nell'ambito dell'Impero romano contribuì alla disunione nell'ambito della Chiesa. Teodosio il Grande, che morì nel 395, fu l'ultimo imperatore a regnare su un impero unito; dopo la sua morte, l'impero fu diviso in due metà, occidentale ed orientale, ognuna con il suo distinto imperatore. Entro la fine del V secolo l'Impero Romano d'Occidente era già caduto, mentre l'Impero Romano d'Oriente (conosciuto anche come Impero bizantino) continuava a prosperare: pertanto, la prima a cadere fu l'unità politica dell'Impero romano. Altri fattori fecero sì che l'Oriente e l'Occidente andassero ulteriormente discostandosi. La lingua dominante dell'Occidente era il latino, mentre in Oriente era più diffuso il greco. Malgrado il bilinguismo latino/greco fosse frequente presso i ceti sociali più elevati e gli uomini di cultura, iniziò, ancor prima della caduta dell'Impero d'Occidente, a declinare, e il numero di persone in grado di parlare entrambe le lingue divenne sempre più raro, rendendo difficile la comunicazione fra Oriente ed Occidente. Con il venir meno dell'unità linguistica, anche l'unità culturale iniziò a dare segni di cedimento: la cultura occidentale si trasformò sensibilmente per influenza dei popoli germanici, mentre l'Oriente continuava ad essere legato alla tradizione della cristianità ellenistica, costituendo pertanto la cosiddetta "Chiesa di tradizione e rito greco". Tale differenza si fece sempre più profonda nel corso dell'VIII secolo quando i Papi presero ad appoggiare i re franchi e, successivamente, Carlo Magno e il suo Impero, voltando definitivamente le spalle ai sovrani bizantini. In ogni caso, le due metà della Chiesa si andavano progressivamente distanziando: usavano riti differenti ed avevano approcci diversi alle dottrine religiose. Sebbene al Grande Scisma d'Oriente si sarebbe arrivati solo cinque secoli più tardi, le cause che l'avrebbero determinato apparivano chiaramente percettibili fin dall'epoca che seguì la scomparsa dell'ultimo imperatore bizantino di lingua e cultura latine: Giustiniano I. Quando Michele Cerulario divenne patriarca di Costantinopoli nell'anno 1043 diede inizio ad una campagna contro la Chiesa Cattolica (latina), accusata di aver deviato dalla "retta fede", prendendo voce in capitolo nella discussione teologica sulla natura dello Spirito Santo, nata a causa dell'inserimento (occidentale) del Filioque nel Credo niceno.

Cosa scatenò il Grande Scisma?

a) come già affermato, l'inserimento del Filioque nel Credo Niceno nell'ambito della Chiesa Cattolica, atto definito non canonico dalla Chiesa orientale, anche perché in violazione allo specifico comando del Concilio di Efeso (secondo gli ortodossi il Credo può essere cambiato solo per consenso conciliare). La controversia circa il Filioque sembra essersi originata nella Spagna Visigota del VI secolo, laddove l'eresia ariana era particolarmente diffusa: gli ariani affermavano che la prima e la seconda persona della Trinità non sono coeterne ed uguali. Per rafforzare la teologia tradizionale, il clero spagnolo introdusse il Filioque nel Credo Niceno ("Credo nello Spirito Santo, [...] che procede dal Padre _e dal Figlio_ [Filioque, appunto], e con il Padre ed il Figlio è adorato e glorificato"): all'Oriente teologicamente più formale, tale inserzione parve alterare non solo il credo universale, ma anche la dottrina ufficiale della Trinità.

b) dispute sopra il primato universale del Papa, ossia se il Vescovo di Roma dovesse essere considerato un'autorità superiore a quella degli altri patriarchi. Tutti i cinque patriarchi della Chiesa indivisa concordavano sul fatto che il vescovo di Roma dovesse ricevere onori più elevati degli altri, ma non erano in accordo se questi avesse autorità sugli altri quattro e, se gli fosse spettata, quanto ampia potesse essere tale autorità. La prassi precedente, del resto, aveva riconosciuto al Papa solo un primato d'onore e non di giurisdizione: inoltre tale primato d'onore non era accettato sulla base della dottrina cattolica tradizionale che vede il Papa come legittimo successore di San Pietro e, pertanto, investito di autorità su tutta la Chiesa per divina disposizione ma semplicemente perché era il vescovo della capitale dell'Impero Romano.

c) dispute circa quale Chiesa avesse giurisdizione nei Balcani.

d) la designazione del patriarca di Costantinopoli come "ecumenico" (attributo inteso da Roma come "patriarca universale", e quindi non accettabile).

e) il concetto di cesaropapismo, un modo per mantenere unite in qualche modo le autorità politiche e religiose, che si erano separate molto tempo prima, quando la capitale dell'Impero venne spostata da Roma a Costantinopoli. Vi sono ora controversie su quanto tale cosiddetto "cesaropapismo" esistesse effettivamente o quanto invece fosse frutto dell'invenzione degli storici occidentali, alcuni secoli dopo.

f) la relativa perdita di influenza dei patriarchi di Antiochia, di Gerusalemme e di Alessandria conseguente alla crescita dell'Islam, fatto che portò le politiche interne alla Chiesa ad essere viste sempre più come un rapporto "Roma contro Costantinopoli".

g) certe norme liturgiche occidentali che l'Oriente cristiano interpretava come innovazione: un esempio ne sia l'uso del pane azimo per l'Eucaristia. Alcune prassi orientali, come l'intinzione del pane consacrato nel vino consacrato per la Comunione, erano state condannate molte volte da Roma, ma mai in occasione dello scisma.

Nel 1054 Papa Leone IX inviò a Costantinopoli il cardinale Umberto di Silvacandida per tentare di risolvere questa situazione critica, ma la visita terminò nel peggior modo: il 16 luglio 1054, il cardinale Umberto depositò sull'altare di Santa Sofia una bolla di scomunica contro il patriarca Michele Cerulario e i suoi sostenitori, atto che però venne inteso come scomunica di tutta la Chiesa bizantina; a questo atto Cerulario rispose in modo analogo ritenendo di scomunicare Umberto di Silvacandida e gli altri legati papali. Le Chiese, inoltre, attraverso i loro rappresentanti ufficiali, si anatemizzarono l'una l'altra: si separarono così la Chiesa Cattolica e la Chiesa Ortodossa, ognuna delle quali rivendicava per sé il titolo di "Chiesa una, santa, cattolica ed apostolica". Sebbene la comunione non fosse definitivamente e completamente spezzata fino all'invasione ottomana di Costantinopoli nel 1453, la frattura fondamentale non si è più risanata. Al tempo delle reciproche scomuniche, Papa Leone IX era morto: pertanto, l'autorità del cardinale Umberto, legato pontificio, era già venuta meno, e per questo motivo non avrebbe potuto scomunicare il patriarca Cerulario. Inoltre, nessun concilio considerato ecumenico dall'altra parte ha mai scomunicato l'altra Chiesa.

La riconciliazione?

Un evento storico di grande rilevanza ebbe luogo il 5 gennaio 1964, quando il patriarca Atenagora I e Papa Paolo VI si incontrarono a Gerusalemme: il loro "abbraccio di pace" e la loro dichiarazione di riconciliazione furono il primo atto ufficiale congiunto delle due chiese dallo scisma del 1054. La Dichiarazione comune Cattolico-Ortodossa del 1965 fu letta contemporaneamente il 7 dicembre 1965 in un incontro pubblico nell'ambito del Concilio Ecumenico Vaticano II a Roma ed in occasione di una cerimonia speciale a Costantinopoli: precisò che lo scambio di scomuniche del 1054 era fra le persone interessate e non fra le Chiese, e che tali censure non intendevano rompere la comunione ecclesiastica fra le Sede Apostolica di Roma e Costantinopoli. Questi grandi eventi non pongono però fine allo Scisma d'Oriente, ma senz'altro mostrano il desiderio di una maggiore riconciliazione fra le due chiese. Le visite reciproche, senza precedenti, del Papa e del patriarca di Costantinopoli sono il risultato dell'avvenuta eliminazione di molti ostacoli storici, che ha portato ad una ripresa del dialogo fra le due chiese, per la prima volta dopo 900 anni: questi eventi storici sono altri importanti segni di speranza nella strada di risoluzione del problema del Grande Scisma.
Il 27 novembre 2004, per "promuovere l'unità dei Cristiani", Papa Giovanni Paolo II restituì le reliquie dei patriarchi Giovanni Crisostomo e Gregorio Nazianzeno a Costantinopoli. I resti di Giovanni Crisostomo furono presi come bottino di guerra da Costantinopoli dai Crociati nel 1204, e molti ritengono che anche le spoglie di Gregorio Nazianzeno abbiano subito la medesima sorte, anche se la Santa Sede sostiene che le ossa del secondo santo furono portate a Roma da monaci bizantini nell'VIII secolo. Il patriarca di Costantinopoli Bartolomeo I, insieme con altri capi delle Chiese autocefale orientali, ha presenziato ai funerali di Papa Giovanni Paolo II, l'8 aprile 2005. Questa fu la prima occasione dopo molti secoli nella quale un patriarca ha assistito ai funerali di un Papa, ed è considerata da molti un serio segno della ripresa del dialogo verso la riconciliazione. Nel corso del suo viaggio pastorale in Turchia, il 30 novembre 2006, Papa Benedetto XVI ha incontrato il patriarca Bartolomeo I, firmando una dichiarazione congiunta e ribadendo la necessità del dialogo fra le due Chiese.

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